“Lui [Pietro Germi] era convinto di essere miscredente ma, verso la fine della sua vita, ho capito che non era vero. Anche nel suo modo di narrare e lavorare alle sceneggiature, ho scoperto solo alla fine che seguiva un binario spirituale, umano in senso religioso, decisamente monoteista. Avvertiva l’esistenza di qualcosa di superiore e ne L’immorale con Tognazzi, ad esempio, ciò si percepì: fu per me una sorpresa.”