Dorothy è una regista un po’ sfigata. Una sera, il suo produttore la chiama e le dice che è meglio smetterla con le commedie queer: è giunto il momento di girare film mainstream. Per non cadere in disperazione, Dorothy cerca conforto nella serie TV Romy l’Ammazzavampiri.
In un turbinio di moto e silicone, il corto farsesco di Langlois racconta le difficoltà di ottenere finanziamenti per un film prima di sfociare in una fantasticheria ad alto tasso di camp: un’ode queer agli eccessi della cultura pop, del cinema di genere e di Internet, a metà tra Waters e Trecartin.