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La storia di due uomini sui due lati opposti di una rivolta carceraria: l’uno un prigioniero che guida la sommossa, l’altro una guardia che rimane coinvolta e si finge un detenuto nel disperato tentativo di sopravvivere.
L’arena della narrazione propulsiva e dell’approccio cinetico al cinema di Monzón è una prigione dove si svolge una sanguinosa rivolta. Sempre in movimento e apparentemente montato con un cerchio di garrota (non fatevi ingannare dalla calma dell’apertura), una volta partito Cell 211 non si ferma.