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Mentre si prepara a lasciare il Tajikistan, l’antropologo Paul Dédalus riflette su tre momenti della sua giovinezza: l’infanzia a Roubaix, una gita scolastica in URSS e infine la vita universitaria a Parigi e le feste nella sua città natale. Ma soprattutto si ricorda Esther, l’amore della sua vita.
Arnaud Desplechin dirige Mathieu Amalric in questo vorticoso melodramma, una sorta di sequel dell’epico Comment je me suis disputé… (ma vie sexuelle). I miei giorni più belli evoca delicatamente la spensieratezza della giovinezza realizzando un ritratto personale ed emozionante dell’adolescenza.