Entrate nella fervente fantasia creativa di William Kentridge con questa serie in nove puntate. In questo primo episodio, un’ode alla procrastinazione, al prendersela con calma e alle scrivanie incasinate, l’artista evoca un alter ego con cui battibecca sull’intangibilità dell’ispirazione.

Mentre la pandemia imperversa, Kentridge riflette sul corpo umano. Attraverso le tecniche del cinema degli albori, il secondo episodio replica la magia di Méliès facendo danzare delle figure su lavagne e taccuini e propone un’allegra riflessione sull’identità e la rappresentazione corporea.

Nell’episodio 3, un meditabondo Kentridge riflette sulla natura capricciosa della memoria, del tempo e dello spazio. Il ricordo di un dipinto a casa dei suoi nonni dà il via a una lezione sui punti di fuga, secondo cui la riuscita di un paesaggio è solo questione di prospettiva.

Mentre Kentridge e il suo alter ego si interrogano sull’ottimismo che intercorre tra la punta della matita e il foglio, emerge una domanda impossibile: “Perché non la piantiamo qui e basta?” Tra un deus ex machina e un’allegra processione nello studio e nelle strade, la serie saluta il pubblico.

L’episodio 4 si apre con un dialogo sulla mitologia greca, introducendo il lavoro teatrale di Kentridge e le prove per una sua opera, Waiting for the Sibyl. Una vorticosa meditazione sulla mortalità, il destino e l’incertezza che si svolge in un periodo di guerre e malattie.